domenica 20 maggio 2012

L'Aide

L'alloggio è silenzioso, le luci sono spente, c'è una calma che non provavo da tempo.
La porta chiusa, e nessun rischio che qualcuno possa bussare o chiamare  o cercare di entrare senza avviso.
Il respiro di Jan, profondamente addormentato, è il suono più dolce di cui io possa nutrirmi, mentre approfitto della quiete per lasciar scorrere i pensieri.
Riflessioni, immagini, considerazioni che emergono libere in questo prezioso ritaglio di tranquillità.


Aiuto.
Grazie.


Sono due parole che ho utilizzato molto spesso, ultimamente. Con persone differenti, in ambiti similari.
Con la stessa persona, più volte.


-Mi hai già ringraziato
Mi ha detto, Brent, ieri pomeriggio, quando ci siamo rivisti.
-Lo so, ma temo che lo farò ancora. Per quanta gratitudine sento. 
Gli ho risposto, senza alcuna intenzione di nascondermi.
Mi chiedo se sappia, che ho compreso quanto sforzo gli è costato, offrirmi il suo aiuto in un simile frangente. Che ho esitato a lungo prima di scrivere proprio a lui. Che non avrei mai voluto scomodare proprio lui, per una questione che riguardava, di fatto, qualcuno con cui non ha buoni rapporti.
Volendo parlare per eufemismi, certo.
Mi chiedo se sappia che sarei portata a non chiedergli nulla, ad evitargli qualsiasi coinvolgimento per un istinto protettivo che sento naturale in me, nei suoi confronti. Forse, è probabile, affetto. Se sia dovuto a quella notte condivisa a Greenfield o ad altro non saprei dirlo.
Mi hanno messo in guardia su di lui. E invece per quanto riguarda la mia personale esperienza non riesco a trovare delle mancanze.
Mi chiedo se sappia che se alla fine ho deciso di rivolgermi a lui è stato ...perché Donna me lo ha suggerito. Ed Evah, in seguito, subito dopo di lei.


E mi è costato non poco, dovergli chiedere aiuto, a nome di chi, al posto mio, non lo avrebbe mai fatto.


Non so comprendere se perché più fiduciosi di me in quella risposta di Vergil Neville che ha tardato ad arrivare, o perché motivati da un orgoglio che per quanto mi riguarda non ha ragione di essere.
Bloccati in un pianeta come quello, privi anche della più elementare difesa: lo scafo intatto.
Io avrei masticato ed inghiottito qualunque orgoglio, pur di uscirne.


Lydia non ha commentato, ma Ace si è premurato di farmi capire che, benché abbia apprezzato il mio spirito di iniziativa e abbia compreso come fossi stata spinta dalla necessità e motivata dal benessere di tutto il gruppo...al mio posto non avrebbe mai chiesto aiuto a Brent Ratliff.


Si è anche premurato di spiegarmi anche che non avrei dovuto considerare l'aiuto ricevuto come personale, e che non avrei dovuto considerare il suo intervento come una mano tesa verso di me...ma che avrei dovuto considerare quanto, aiutando me, Brent abbia aiutato tutto il gruppo.


Non conosco Ace, e lui non conosce me.
Mi domando quanto conosca Brent.


Perché io, invece, ho avuto la netta impressione che sia stata proprio la mia personale richiesta di aiuto, la chiave di tutto.


E leggendo a fondo quanto celato nei vecchi rapporti del database interno, non solo ho compreso che Brent stesso ha fatto parte dell'agenzia, per un brevissimo periodo...ma che è anche al corrente di Baylong.


Sorrido al pensiero di quanto lui dimostri di apprezzare la mia presenza e di quanto si sia prodigato, anche per farmi sentire sicura, qui, nonostante sappia benissimo della spada di Damocle che pende sulla mia testa, solo per l'associazione del mio nome, con i Phantom.


Mi sorprendo a chiedermi che cosa pensasse, esattamente, chi mi ha messo in guardia su di lui.


Il confine tra giusto e sbagliato, tra buono e cattivo, tra opportuno e inopportuno...è sempre labile. Questo me l'ha insegnato mon père, molto tempo fa.




Donna, probabilmente, anzi sicuramente, comprende tutto questo ancora meglio di me.
Negli ultimi tempi sto imparando a conoscerla, e scopro che tutto quel che avevo pensato, incontrandola la prima volta, era solo una briciola rispetto a quello che c'è veramente in Lei.


Anche a Lei, ho chiesto aiuto. Anche da Lei, ho ricevuto aiuto.
Un aiuto forte, calmo, solido. Nel momento...anzi, nei momenti in cui più ne avevo bisogno.
Dal momento in cui hanno portato via Akurl davanti ai miei occhi...sino ad oggi.


-Sto aiutando Te. ....Non l'hai saputo da me.


Un aiuto che ha rischiato di metterla persino nei guai con l'Ammiraglio Wolfe. L'ultima cosa che mai avrei voluto accadesse.
Mi chiedo se sarò mai in grado di ripagarla fino in fondo. 


Informazioni vitali, che non avremmo potuto ottenere in altro modo. E mi ritrovo Lydia che, invece di ringraziarmi e ringraziare chiunque me le abbia fornite, mi fa la predica perché dovrei avere l'obbligo morale di condividere le informazioni e anche le fonti da cui le ricevo.


Ma Jan ha ragione. Quando dice che per un Diplomatico è importante mantenere la parola data.
Io sono una Diplomatica. E la mia parola, è lo strumento più prezioso che ho.


Ho promesso a Donna di non rivelare da chi ho avuto quell'informazione. Non la tradirò.
Così come lei ha mantenuto la sua parola con me, tutelando il mio nome, laddove avrebbero potuto esserci rischi.


Ho promesso di non dire a nessuno che lei si sta occupando di Colin. E così ho fatto.
Ma attendo con ansia il momento in cui potrò rivederlo. E vedere di persona che sta meglio.


Ho promesso molte cose, e farò di tutto per mantenere le mie promesse.






Nel frattempo, rifletto.
Su Zoya, che continua ad agire da sola.
Su Ace, che aveva informazioni vitali e non le ha condivise con noi se non all'ultimo momento.
Su Lydia, che non sembra poter comprendere quello che mi muove.
Su Quinn, che ha un cuore così grande e  timori ancora più grandi.
Su Akurl, che è chiuso chissà dove, in mano a chissà chi...e spero sappia che non lo abbiamo dimenticato mai, nemmeno per un attimo.


Su Jan.


Su di me.