lunedì 28 maggio 2012

La dernière soirée

Mercoledì.
Fra due giorni avrò occasione di vedere Josephine. Io e lei da sole.
Non so perché ho aspettato tanto a lungo. Probabilmente avevo bisogno di qualcuno che mi rassicurasse, e non mi stupisce che sia stata proprio Donna a darmi l'ultima affettuosa spinta in direzione della mia libertà.
Non che non fossi decisa, o non sapessi che cosa voglio. Lo so benissimo. E sono più che decisa.
Ero solo...spaventata. Ho rischiato di farmi frenare dalla paura più del dovuto.
Avevo timore di dare una delusione. Di tradire chissà quali aspettative nei miei confronti. 
E invece, a quanto pare, la mia è una scelta coraggiosa. Che viene apprezzata.
Non sono certa che lo sarà anche da Josephine, e di questo, un po', ho ancora timore. 
Ma mi sono decisa.  Non potevo più aspettare. Forse ho già atteso troppo. Forse avrei dovuto dirglielo nel momento stesso in cui me ne sono resa conto...ma avevo bisogno di tempo.
Per processare le mie emozioni, masticare le mie decisioni.
Le ho scritto; le ho chiesto di vederci, io e lei da sole. 
Mi ha chiesto di rimandare un paio di giorni, ma che ci tiene particolarmente ad accettare il mio invito.
Mi auguro che riesca a comprendere.
Non è mia intenzione tradire la Casa.
Ma amo. Sono amata. Non ho alcuna intenzione di rinunciare. Di tradire Lui. O me stessa.
E l'unica scelta possibile, per me, è lasciare la Casa.


E' sembrato tutto così semplice, naturale. 
Donna ha l'innata capacità di donarmi una calma meravigliosa.
-"E' bello rivederti" le ho detto
-"Tesoro..è bello rivedere te, tutta intera..." mi ha risposto.


Mi ha abbracciata. Ci siamo confidate a vicenda.


E vedere Colin con lei è stato meraviglioso. Poter verificare di persona quale miracoloso cambiamento lei sia stata in grado di donargli.
Non mi sembrava nemmeno lo stesso bambino di cui, a volte, ancora sento le urla nei miei incubi.
Gli ho portato dei regali...pochi in realtà, in confronto a quanti avrei voluto dargliene.
Una chitarra che ho acquistato da un artigiano di Greenfield: l'ho fatta fare delle misure giuste, per un bambino. Potrà usarla ancora qualche anno, prima di passare ad una di dimensioni standard.
Gli è piaciuta subito. Lo ha colpito. Ha provato a far vibrare le corde.
Gli insegnerò a suonare. Donna gli ha già anticipato che vorrei insegnargli anche a disegnare.
Sembra contento.  Mi ha fatto un disegno. Un ritratto di me, fatto con le sue mani. Ha una mano interessante, e la scelta dei colori è perfetta. Sono certa che ci sia un piccolo artista nascosto in lui.


Mi ha fatto sorridere, quando mi ha chiesto di avvisare Jan che se mi farà soffrire, ci penserà lei a far conoscere a lui tutti i significati della parola sofferenza.
Mi ha fatto sentire protetta.
Anche se , dentro di me, sono sicura che non mi servirà questa protezione.


-"Che cosa farai, dopo?"
-"Di idee ne ho tante...mi piacerebbe aprire una galleria d'arte."
-"E cosa ne diresti se ti coinvolgessi in un mio progetto di più ampio respiro?"


La Fondazione Jules Verne.
E dopo aver visionato il documento del progetto, sono certa che non avrebbe potuto trovare nome migliore.


-"Vorrei che tu mi aiutassi a realizzarlo".


Non avrei mai potuto rifiutare.


Questa sera suonerò per lei. 
Sarà l'ultima volta che suonerò in veste di membro della Casa.
Sono felice, che sia per Lei.