venerdì 18 maggio 2012

La Rue du Wyrd





" L'imbarcazione dalla prua a forma di drago ammainò la vela, si lasciò trasportare dalla corrente nella foschia mattutina e approdò in un'insenatura riparata sulla sponda sassone. Onde grigie lambivano i  remi  fermi. Con i muscoli tesi entrai nell'acqua gelida e restai immobile, con i piedi attanagliati dal freddo a osservare la barca e i rematori che in silenzio riprendevano il largo, finchè la vela color zafferano si confuse con la foschia. Poi, scrutando ansiosamente la spiaggia, avanzai verso la riva. Della guida che mi era stata promessa non c'era alcuna traccia. Ero solo in una regione selvaggia e pagana."  (B.Bates)



Rimembro un libro che mi regalò mon père, non molti anni fa.
Era ambientato nell'antichità della Terra che Fu, in quelle Terre che poi divennero Inghilterra. 
Si narrava la vicenda di un giovane frate, che seguendo l'istituzione missionaria del cristianesimo imperante si trovò  immerso nelle terre dei Sassoni, nelle quali a quel tempo vigeva il paganesimo più puro.
Si credeva, in quella regione, che fra ogni essere, vivente o inanimato che fosse, vi fosse un collegamento. Un filo.
Ogni filo connesso ad un altro, e così via a costituire quella che veniva intesa come una sorta di ragnatela, o Wyrd: come accade in una ragnatela, qualsiasi vibrazione ad uno dei fili si sarebbe riflessa su tutti gli altri, seguendo il principio di azione e reazione che oggi è comunemente inteso nella fisica.
Il principio e la potenza che avrebbe determinato il destino di ogni uomo.




Mi rendo conto, ogni giorno di più, che il 'Verse, nato da quell'unico mondo iniziale, non è altro che una nuova, immensa ragnatela.
A volte mi sorprendo a domandarmi chi sia il ragno tessitore. Sempre che ci sia. Altre volte, mi chiedo se non lo siamo tutti.
Una moltitudine di piccoli aracnidi impegnati ad intessere ragnatele che si uniscono le une alle altre, costituendone una immensa, senza confini.


Nella quale è tremendamente semplice restare impigliati.