lunedì 28 maggio 2012

La dernière soirée

Mercoledì.
Fra due giorni avrò occasione di vedere Josephine. Io e lei da sole.
Non so perché ho aspettato tanto a lungo. Probabilmente avevo bisogno di qualcuno che mi rassicurasse, e non mi stupisce che sia stata proprio Donna a darmi l'ultima affettuosa spinta in direzione della mia libertà.
Non che non fossi decisa, o non sapessi che cosa voglio. Lo so benissimo. E sono più che decisa.
Ero solo...spaventata. Ho rischiato di farmi frenare dalla paura più del dovuto.
Avevo timore di dare una delusione. Di tradire chissà quali aspettative nei miei confronti. 
E invece, a quanto pare, la mia è una scelta coraggiosa. Che viene apprezzata.
Non sono certa che lo sarà anche da Josephine, e di questo, un po', ho ancora timore. 
Ma mi sono decisa.  Non potevo più aspettare. Forse ho già atteso troppo. Forse avrei dovuto dirglielo nel momento stesso in cui me ne sono resa conto...ma avevo bisogno di tempo.
Per processare le mie emozioni, masticare le mie decisioni.
Le ho scritto; le ho chiesto di vederci, io e lei da sole. 
Mi ha chiesto di rimandare un paio di giorni, ma che ci tiene particolarmente ad accettare il mio invito.
Mi auguro che riesca a comprendere.
Non è mia intenzione tradire la Casa.
Ma amo. Sono amata. Non ho alcuna intenzione di rinunciare. Di tradire Lui. O me stessa.
E l'unica scelta possibile, per me, è lasciare la Casa.


E' sembrato tutto così semplice, naturale. 
Donna ha l'innata capacità di donarmi una calma meravigliosa.
-"E' bello rivederti" le ho detto
-"Tesoro..è bello rivedere te, tutta intera..." mi ha risposto.


Mi ha abbracciata. Ci siamo confidate a vicenda.


E vedere Colin con lei è stato meraviglioso. Poter verificare di persona quale miracoloso cambiamento lei sia stata in grado di donargli.
Non mi sembrava nemmeno lo stesso bambino di cui, a volte, ancora sento le urla nei miei incubi.
Gli ho portato dei regali...pochi in realtà, in confronto a quanti avrei voluto dargliene.
Una chitarra che ho acquistato da un artigiano di Greenfield: l'ho fatta fare delle misure giuste, per un bambino. Potrà usarla ancora qualche anno, prima di passare ad una di dimensioni standard.
Gli è piaciuta subito. Lo ha colpito. Ha provato a far vibrare le corde.
Gli insegnerò a suonare. Donna gli ha già anticipato che vorrei insegnargli anche a disegnare.
Sembra contento.  Mi ha fatto un disegno. Un ritratto di me, fatto con le sue mani. Ha una mano interessante, e la scelta dei colori è perfetta. Sono certa che ci sia un piccolo artista nascosto in lui.


Mi ha fatto sorridere, quando mi ha chiesto di avvisare Jan che se mi farà soffrire, ci penserà lei a far conoscere a lui tutti i significati della parola sofferenza.
Mi ha fatto sentire protetta.
Anche se , dentro di me, sono sicura che non mi servirà questa protezione.


-"Che cosa farai, dopo?"
-"Di idee ne ho tante...mi piacerebbe aprire una galleria d'arte."
-"E cosa ne diresti se ti coinvolgessi in un mio progetto di più ampio respiro?"


La Fondazione Jules Verne.
E dopo aver visionato il documento del progetto, sono certa che non avrebbe potuto trovare nome migliore.


-"Vorrei che tu mi aiutassi a realizzarlo".


Non avrei mai potuto rifiutare.


Questa sera suonerò per lei. 
Sarà l'ultima volta che suonerò in veste di membro della Casa.
Sono felice, che sia per Lei.


domenica 27 maggio 2012

je me rappelles

Non so perché, ma continua a ritornarmi alla mente il viso di Jack Rooster. La sua voce.
Il secondo incontro. Di nuovo io,  ad accoglierla nel dock di uno spazio porto.
Ricordo di aver pensato che dovremmo smetterla di vederci così. Forse lei ha pensato qualcosa di simile.


-"Non è ancora stufa di accogliere navi agli spazioporti, Saint Laurent?"


Ricordo di averle detto che no. Non sono stufa e non mi pesa. Preferisco diecimila spazioporti ad altri tipi di disavventure. Ricordo che mi ha chiesto qualcosa. Si è interessata.  Le ho detto di Safeport. Ho sentito Josephine sospirare. Poi si è allontanata e siamo rimaste solo noi.


-"Damn Hell...questa sì che è una disavventura"


Ricordo la sua offerta.
Mi ha sorpresa. Non sono sicura di aver celato quella sorpresa.


-"Lei la sa usare un'arma, Saint Laurent?"


Ricordo di averle detto di no. Solo il Tessen, e forse nemmeno quello. Mi ha chiesto cosa sia, un Tessen.
Ho provato a spiegarglielo, ma le ho promesso che glielo mostrerò. Un giorno.
Quando ci rivedremo, lontano da uno spazioporto.


-"Greenfield è un bel posto. ...Se deciderà di tornarci, mi contatti. Potrei darle io quelle lezioni. Lo farei volentieri. Potrebbe essere un'occasione per lei di fare pace con il Border."


Fare pace con il Border. Non è un'espressione corretta. Non ho problemi col Border.
Io avrei voluto fare pace con Greenfield. Lo avrei voluto profondamente.
Ricordo il giorno dopo.  Un giorno splendente iniziato al fianco dell'uomo che amo, mentre già pregusto il sapore della libertà che potremo avere. Presto.
Un giorno splendente  sorto sulla scia di una notte che ancora sento sulla pelle. Un giorno di cui non riuscivo a vedere le nuvole, nonostante tutto. Un giorno iniziato su Greenfield.


Ricordo di averle scritto. Per dirle che ero lì. Che anche se non ci fosse stato il tempo di una lezione, sarebbe stato un piacere salutarla.


Ricordo le perplessità di Jan, la sera prima, al riguardo. 


-"Mi permetterai di accompagnarti? Potrebbe fare comodo anche a me, far pace col Border"
-"Non sarei mai andata, senza di te."
-"Bene. Perché non ti avrei permesso di andare, senza di me."






Ricordo la Piazza del Mercato. Voci, suoni, odori, polvere. Il sole pallido tra le nubi. 
Jan che mi guarda. Jan che mi sorride. Jan, allegro. Come forse non lo avevo ancora visto.
Ricordo Quinn. Quinn che ci sorride. Che si chiede come mai tanta allegria in noi, in un giorno nuvoloso.
Quinn che ci indica il suo cane. Bovaro, soprannominato Salame. Adottato dal figlio del salumiere, con ovvie conseguenze. Quinn che sembra serena. Parole scambiate all'ombra di un palco su cui sfilano schiavi destinati ad essere acquistati da chissà chi..per chissà quale destino.
Quinn che si indigna.


-"Non era stato abolito lo schiavismo qui? Dov'è il Circolo delle Comari di Greenfield?" , chiede.
-"Troppo occupato ad insultare le prostitute della Shouye" , le rispondo.
Lei ride. Mi chiede scusa con gli occhi, a nome di Greenfield si direbbe.


E poi...
Fotogrammi che scorrono davanti ai miei occhi. Dettagli che non riesco a dimenticare. 
Le guardie di Olson che estraggono le armi. Le puntano su di noi. O, almeno, questo è quello che abbiamo pensato...tutti e tre.
Si crea il vuoto intorno. Io mi stringo addosso a Jan. Quinn alza le mani.


-"Ragazzi, abbiamo dei nuovi amici"


Ricordo con chiarezza che quelle sono state le sue ultime parole.
Prima che scoppiasse l'inferno.
Prima che la vedessi quasi sollevata in aria, leggera e splendida come un angelo caduto. Sferzata dalla raffica di proiettili che l'ha gettata nella polvere, sanguinante.
Ricordo di aver urlato, con quanto fiato avevo in gola.
Ricordo Jan che mi ha spinto via, con rabbia. Ho barcollato. Ho sentito il crack dei vasetti di miele e marmellata caduti a terra.


-"Va! Stai bassa e allontanati!" la sua voce, quasi rabbiosa.
-"Ma Quinn! Non possiamo lasciarla qui!" ho risposto
-"Non la lasciamo, ma tu mettiti al riparo!"
-"Stai attento."


E ancora, il fischio dei proiettili. Volti orientali camuffati in abiti border con poca grazia ed ancor meno abitudine. Fiotti di  rosso schizzare dal collo di uno. Il tonfo del corpo dell'altro.
Ricordo..la soddisfazione.
La soddisfazione maligna che per la prima volta nella mia vita mi ha colto l'animo, nel vedere morire qualcuno.
Ero ferocemente felice, che fossero morti. Ero grata, per la loro morte.
Hanno toccato i miei affetti. Avrebbero potuto ucciderla. L'hanno costretta ad un letto di ospedale, priva di mobilità alle gambe. 


Avrebbero potuto uccidere Lui.
Mi sono resa conto in un istante di quanto vuota sarebbe stata la mia vita, senza di Lui.
Come ho fatto, fino ad ora?
Non mi ero ancora fermata a pensarci. Come ho fatto, fino ad ora, senza di Lui?
Mi guardo indietro e mi sembra quasi impossibile. Non riesco a ricordare com'era. Non riesco a ricordare com'ero. Non riesco a ricordare come potessi stare bene, prima di Lui.


Non è stato solo vedere Quinn distesa nella polvere. Sporcarmi del suo sangue mentre cercavo di capire tra le lacrime come poterla aiutare. Come trattenerla qui.
E' stata la paura. E' stata quella paura che mi ha preso. Quell'attimo in cui ho realizzato che avrebbe potuto morire Lui.
E allora, sarei morta anche io.


"Se tutto il resto perisse, e lui rimanesse, io continuerei a esistere; e, se tutto il resto rimanesse e lui fosse annientato, l'universo diverrebbe per me un'immensa cosa estranea"








giovedì 24 maggio 2012

Amour en Lettres....



Messaggio per Jan del 25.05.12 h 01.05

Mi aggiro per il padiglione esterno della Casa, osservo questo meraviglioso giardino battuto dalla pioggia e ...penso.

Il solo fatto che ti stia scrivendo, ora, potrebbe essere un chiaro indizio di quanto stia pensando a te.

Ho un dubbio...un tarlo che mi rode da questo pomeriggio.
Vorrei chiarirlo, perchè non mi piacciono i dubbi ed ancora meno mi piace l'idea di averti gettato addosso un peso, che non avrebbe voluto e dovuto essere tale.
Avverto il tuo silenzio, ora, ancora più di quando siamo insieme.

Ho il timore che tu possa pensare di essere un problema, per me.

Non lo sei. Vorrei che tu lo sapessi, vorrei incidertelo nel cuore, nell'anima...vorrei poterti spiegare quanto sia meraviglioso per me poterti amare. Ed essere amata da te.
Vorrei essere in grado di spiegarti quanto sia stato  inevitabile innamorarmi di te, mentre tutti i filtri che mi ero costruita negli ultimi anni cadevano, uno dopo l'altro.
Vorrei essere in grado di spiegarti che non sei affatto un problema.
Quanto piuttosto la risposta ad una domanda che nemmeno sapevo di essermi posta...ormai molto tempo fa.
Vorrei essere in grado di spiegarti, mentre annego nei tuoi occhi, che il problema sono piuttosto tutte quelle convinzioni evidentemente errate che mi ero sin qui costruita, e che mi hanno portato a compiere scelte altrettanto errate.

Ero convinta di non credere in determinate cose. Ero convinta che ...beh, alla fine conta poco, quello di cui ero convinta.
Semplicemente, non sapevo.
Non sapevo della tua esistenza. Non sapevo, ancora, che mi sarebbe bastato guardarti negli occhi una volta perché cambiasse tutto.
Non sapevo che cosa volesse dire essere amati. Concedersi, di essere amati. Da Te.
Non sapevo cosa volesse dire amarti.

Ora lo so.

E vorrei che tu sapessi che non c'è nulla, nulla che conti di più, per me.

Non mi importa dei privilegi, non mi importa delle regole, non mi importa della Casa...sono tutti dettagli che hanno perso colore. Hanno perso sapore.
Sono stati importanti, per un po'. Ma la corrente mi ha portato a Te.
Ed ho scoperto che il tuo colore è l'unico che vorrei, per me.

Ricordi quando ti ho chiesto cosa intendessi, quando mi hai detto che il 'verse non è posto per me? Ti ho chiesto quale sarebbe stato...non mi hai mai risposto.

Te lo dico io: sei Tu, il posto per me.

Le tue labbra,  il mio porto sicuro in qualsiasi tempesta.


Tua,

Amelie




Messaggio ricevuto da Jan il giorno 25 Maggio 2012 alle 01:50
Amour
Stavo per scriverti.
E' sempre faticoso per me trovare le parole giuste, è per questo che ne uso poche.
Stavo per scriverti ma mi hai anticipato. Avrei dovuto aspettarmelo, del resto sei un passo avanti rispetto chi condivide il destino dell'umanità.
Sei riuscita a comunicare con una forza che non credevo possibile in un mezzo tanto asettico come la messaggistica elettronica.
Ti credo, Amelie. In tutto quanto mi dici e mi scrivi.
Vorrei tu sapessi che non sto vivendo niente come un peso.
Vorrei tu sapessi che sento il bisogno di esserti d'aiuto, in qualsiasi cosa.
Ho sempre impostato la mia vita in modo da non lasciare segni del mio passaggio. Ma sono entrato con violenza nella tua. E ciò mi attribuisce delle responsabilità, per quanto, ti assicuro, non le sto vivendo come un peso.
Voglio il tuo bene, in senso assoluto, e vorrei fosse chiaro.
Se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa, per esserti d'aiuto, la farò.
Perché condivido con te la novità di questo sentimento. E' tutto nuovo e sconosciuto. Non so come muovermi.
E sei la cosa migliore che mi sia capitata. La migliore che potesse capitare.

Quando ho detto che il 'verse non è posto per te, intendevo dire che il tuo posto doveva essere nel cuore di qualcuno.
Potevo solo sognare che fosse il mio.

Tuo,

Jan




P.S.
Volevo anche sapere come stai, se la pioggia che ci siamo presi ha lasciato conseguenze.

P.P.S.
Ti devo un ombrello.









Messaggio per Jan del 25.05.12 h 02.21


Mi fai sorridere, quando sostieni di non essere bravo con le parole.
Credo tu riesca ad utilizzarle meglio di quanto credi.
O, almeno, questa è la sensazione che regalano a me, ogni volta che ti ascolto..o ti leggo. Ed è buffo come entrambi pensiamo che l'altro sia un passo avanti, rispetto a noi.
Buffo come entrambi pensiamo di essere entrati con violenza nella vita dell'altro.
Ho un ricordo di me, che fatico a collocare nel tempo, ma è vivido nella mia mente: la prima volta in cui ho percepito con chiarezza il desiderio incontrollabile di sfondare il ghiaccio nei tuoi occhi, per scoprire che cosa celassero.
Quel che ho trovato, non avrei mai potuto nemmeno immaginarlo.

Ti credo anch'io. Credo a tutto quello che mi dici, che scrivi.
Vorrei che tu sapessi che mi sei di aiuto, sempre. Ogni giorno da quando ti ho conosciuto. Ed ogni giorno un po' di più. 
E vorrei che tu sapessi che io voglio la stessa cosa, per te. 
Il tuo bene, in senso assoluto.
Per quanto, spero di essere io, quel Bene...così come penso tu lo sia per me.

Prendimi la mano. Cammina con me. 
Nemmeno io so come muovermi. Ho paura. Di fare passi sbagliati, di ferirti, di non essere all'altezza, di non amarti come meriti...ma so che ti amo. 
Come non pensavo fosse possibile amare qualcuno.
So che anche tu, sei la cosa migliore per me.

Ho già preso la mia decisione. Mi servirà solo qualche giorno.
Per non lasciare nulla in sospeso. Per adempiere agli impegni già presi.
Stammi vicino. Solo questo, ti chiedo. So che darò delusione, forse dolore, a persone cui tengo.
Stammi vicino, tienimi stretta. Cedimi un poco della tua forza.
Tienimi nel tuo cuore. Io ti tengo sempre nel mio.

Ci sono cose di cui non abbiamo mai parlato...per discrezione. 
Ma questo vorrei lo sapessi: nessun uomo era mai stato nello shuttle prima di te.
E nessun altro vi entrerà, oltre a te.

Tua,

Amelie

P.S. Sto bene, in realtà. Un paio di starnuti che ho zittito con un'aspirina, e sono come nuova. Tu come stai?

P.P.S. Il prossimo magari non rosso. Che ne dici?










mercoledì 23 maggio 2012

Aveux


 -"Je..."

-"Amelie...Io ti amo"


-"Moi aussi...Je t'aime."  " ...Ti amo, straniero." 



C'est tout.

martedì 22 maggio 2012

Donna



"L'Arte è fatta di dettagli."Donna

*cornice intagliata a mano, con certificato di autenticità, fatta da un artigiano locale di Greenfield, per nulla noto, ma il certificato attesta solo che è stata fatta a mano, in legno di Greenfield e che l'artigiano si impegna a non farne copie se non su richiesta di Miss Saint Laurent*

lunedì 21 maggio 2012

Soulagement

Mi rendo conto ora, a ripensarci...
Che appena ho letto il messaggio di Wolfe, la prima cosa che ho fatto è stato scrivere a Lui.
Eravamo nello stesso salone, a non più di qualche metro di distanza. Non avrei potuto attirare la sua attenzione in modo meno plateale di così...ma dovevo farlo.
Portarlo via da quei tavoli, fuori da quel casinò, via...con me.
Dovevo condividerlo, con Lui.
Dovevo festeggiare, con Lui.
Dovevo sentire Lui, nel mio sollievo.
Dovevo affondare nei suoi occhi, rapirlo nei miei.



Liberté

Akurl è stato liberato.
L'Ammiraglio Wolfe mi ha appena informato.
E' a bordo di un vascello alleato, che lo porterà per sicurezza all'ospedale della BS, ma pare che stia bene.
....non so esprimere il mio sollievo.

Rachat

Il riscatto è stato pagato.
Mi chiedo se Wolfe lo sappia.
Mi chiedo se il pagamento è stato fatto in tempo rispetto alla scadenza.
Mi chiedo dove sia Akurl. Come stia. Quando lo libereranno. Se sia già libero e non possa avvertirci.
Mi chiedo se si rendono conto, tutti, in che modo assurdo è stato gestito tutto quanto.
Quest'attesa mi sta logorando.

domenica 20 maggio 2012

L'Aide

L'alloggio è silenzioso, le luci sono spente, c'è una calma che non provavo da tempo.
La porta chiusa, e nessun rischio che qualcuno possa bussare o chiamare  o cercare di entrare senza avviso.
Il respiro di Jan, profondamente addormentato, è il suono più dolce di cui io possa nutrirmi, mentre approfitto della quiete per lasciar scorrere i pensieri.
Riflessioni, immagini, considerazioni che emergono libere in questo prezioso ritaglio di tranquillità.


Aiuto.
Grazie.


Sono due parole che ho utilizzato molto spesso, ultimamente. Con persone differenti, in ambiti similari.
Con la stessa persona, più volte.


-Mi hai già ringraziato
Mi ha detto, Brent, ieri pomeriggio, quando ci siamo rivisti.
-Lo so, ma temo che lo farò ancora. Per quanta gratitudine sento. 
Gli ho risposto, senza alcuna intenzione di nascondermi.
Mi chiedo se sappia, che ho compreso quanto sforzo gli è costato, offrirmi il suo aiuto in un simile frangente. Che ho esitato a lungo prima di scrivere proprio a lui. Che non avrei mai voluto scomodare proprio lui, per una questione che riguardava, di fatto, qualcuno con cui non ha buoni rapporti.
Volendo parlare per eufemismi, certo.
Mi chiedo se sappia che sarei portata a non chiedergli nulla, ad evitargli qualsiasi coinvolgimento per un istinto protettivo che sento naturale in me, nei suoi confronti. Forse, è probabile, affetto. Se sia dovuto a quella notte condivisa a Greenfield o ad altro non saprei dirlo.
Mi hanno messo in guardia su di lui. E invece per quanto riguarda la mia personale esperienza non riesco a trovare delle mancanze.
Mi chiedo se sappia che se alla fine ho deciso di rivolgermi a lui è stato ...perché Donna me lo ha suggerito. Ed Evah, in seguito, subito dopo di lei.


E mi è costato non poco, dovergli chiedere aiuto, a nome di chi, al posto mio, non lo avrebbe mai fatto.


Non so comprendere se perché più fiduciosi di me in quella risposta di Vergil Neville che ha tardato ad arrivare, o perché motivati da un orgoglio che per quanto mi riguarda non ha ragione di essere.
Bloccati in un pianeta come quello, privi anche della più elementare difesa: lo scafo intatto.
Io avrei masticato ed inghiottito qualunque orgoglio, pur di uscirne.


Lydia non ha commentato, ma Ace si è premurato di farmi capire che, benché abbia apprezzato il mio spirito di iniziativa e abbia compreso come fossi stata spinta dalla necessità e motivata dal benessere di tutto il gruppo...al mio posto non avrebbe mai chiesto aiuto a Brent Ratliff.


Si è anche premurato di spiegarmi anche che non avrei dovuto considerare l'aiuto ricevuto come personale, e che non avrei dovuto considerare il suo intervento come una mano tesa verso di me...ma che avrei dovuto considerare quanto, aiutando me, Brent abbia aiutato tutto il gruppo.


Non conosco Ace, e lui non conosce me.
Mi domando quanto conosca Brent.


Perché io, invece, ho avuto la netta impressione che sia stata proprio la mia personale richiesta di aiuto, la chiave di tutto.


E leggendo a fondo quanto celato nei vecchi rapporti del database interno, non solo ho compreso che Brent stesso ha fatto parte dell'agenzia, per un brevissimo periodo...ma che è anche al corrente di Baylong.


Sorrido al pensiero di quanto lui dimostri di apprezzare la mia presenza e di quanto si sia prodigato, anche per farmi sentire sicura, qui, nonostante sappia benissimo della spada di Damocle che pende sulla mia testa, solo per l'associazione del mio nome, con i Phantom.


Mi sorprendo a chiedermi che cosa pensasse, esattamente, chi mi ha messo in guardia su di lui.


Il confine tra giusto e sbagliato, tra buono e cattivo, tra opportuno e inopportuno...è sempre labile. Questo me l'ha insegnato mon père, molto tempo fa.




Donna, probabilmente, anzi sicuramente, comprende tutto questo ancora meglio di me.
Negli ultimi tempi sto imparando a conoscerla, e scopro che tutto quel che avevo pensato, incontrandola la prima volta, era solo una briciola rispetto a quello che c'è veramente in Lei.


Anche a Lei, ho chiesto aiuto. Anche da Lei, ho ricevuto aiuto.
Un aiuto forte, calmo, solido. Nel momento...anzi, nei momenti in cui più ne avevo bisogno.
Dal momento in cui hanno portato via Akurl davanti ai miei occhi...sino ad oggi.


-Sto aiutando Te. ....Non l'hai saputo da me.


Un aiuto che ha rischiato di metterla persino nei guai con l'Ammiraglio Wolfe. L'ultima cosa che mai avrei voluto accadesse.
Mi chiedo se sarò mai in grado di ripagarla fino in fondo. 


Informazioni vitali, che non avremmo potuto ottenere in altro modo. E mi ritrovo Lydia che, invece di ringraziarmi e ringraziare chiunque me le abbia fornite, mi fa la predica perché dovrei avere l'obbligo morale di condividere le informazioni e anche le fonti da cui le ricevo.


Ma Jan ha ragione. Quando dice che per un Diplomatico è importante mantenere la parola data.
Io sono una Diplomatica. E la mia parola, è lo strumento più prezioso che ho.


Ho promesso a Donna di non rivelare da chi ho avuto quell'informazione. Non la tradirò.
Così come lei ha mantenuto la sua parola con me, tutelando il mio nome, laddove avrebbero potuto esserci rischi.


Ho promesso di non dire a nessuno che lei si sta occupando di Colin. E così ho fatto.
Ma attendo con ansia il momento in cui potrò rivederlo. E vedere di persona che sta meglio.


Ho promesso molte cose, e farò di tutto per mantenere le mie promesse.






Nel frattempo, rifletto.
Su Zoya, che continua ad agire da sola.
Su Ace, che aveva informazioni vitali e non le ha condivise con noi se non all'ultimo momento.
Su Lydia, che non sembra poter comprendere quello che mi muove.
Su Quinn, che ha un cuore così grande e  timori ancora più grandi.
Su Akurl, che è chiuso chissà dove, in mano a chissà chi...e spero sappia che non lo abbiamo dimenticato mai, nemmeno per un attimo.


Su Jan.


Su di me.


venerdì 18 maggio 2012

La Rue du Wyrd





" L'imbarcazione dalla prua a forma di drago ammainò la vela, si lasciò trasportare dalla corrente nella foschia mattutina e approdò in un'insenatura riparata sulla sponda sassone. Onde grigie lambivano i  remi  fermi. Con i muscoli tesi entrai nell'acqua gelida e restai immobile, con i piedi attanagliati dal freddo a osservare la barca e i rematori che in silenzio riprendevano il largo, finchè la vela color zafferano si confuse con la foschia. Poi, scrutando ansiosamente la spiaggia, avanzai verso la riva. Della guida che mi era stata promessa non c'era alcuna traccia. Ero solo in una regione selvaggia e pagana."  (B.Bates)



Rimembro un libro che mi regalò mon père, non molti anni fa.
Era ambientato nell'antichità della Terra che Fu, in quelle Terre che poi divennero Inghilterra. 
Si narrava la vicenda di un giovane frate, che seguendo l'istituzione missionaria del cristianesimo imperante si trovò  immerso nelle terre dei Sassoni, nelle quali a quel tempo vigeva il paganesimo più puro.
Si credeva, in quella regione, che fra ogni essere, vivente o inanimato che fosse, vi fosse un collegamento. Un filo.
Ogni filo connesso ad un altro, e così via a costituire quella che veniva intesa come una sorta di ragnatela, o Wyrd: come accade in una ragnatela, qualsiasi vibrazione ad uno dei fili si sarebbe riflessa su tutti gli altri, seguendo il principio di azione e reazione che oggi è comunemente inteso nella fisica.
Il principio e la potenza che avrebbe determinato il destino di ogni uomo.




Mi rendo conto, ogni giorno di più, che il 'Verse, nato da quell'unico mondo iniziale, non è altro che una nuova, immensa ragnatela.
A volte mi sorprendo a domandarmi chi sia il ragno tessitore. Sempre che ci sia. Altre volte, mi chiedo se non lo siamo tutti.
Una moltitudine di piccoli aracnidi impegnati ad intessere ragnatele che si uniscono le une alle altre, costituendone una immensa, senza confini.


Nella quale è tremendamente semplice restare impigliati.


















mercoledì 16 maggio 2012

Règles

Paragrafo XIX: Riguardante l'Amore.
 -Un accompagnatrice rinuncia al sentimento dell'amore inteso come vita di coppia: coltiva invece un amore senza confini tradizionali, tenendo il proprio cuore colmo dei migliori sentimenti.Malgrado ciò, un accompagnatrice è di tutti e di nessuno.


Le regole, prima, non sono mai state un problema per me.
Da quelle sociali, a quelle famigliari, a tutta quella serie di regole che mi sono auto indotta, crescendo, nel tentativo di affrontare il 'verse e la vita che mi si prospettava davanti nel modo migliore.
Le regole mi davano sicurezza. Confini stabiliti entro i quali muoversi ed in cui definire gli standard della perfezione.
Le regole non sono mai state un problema, per me.
Prima.


Mi ricordo con disarmante lucidità, gli avvertimenti ricevuti da mon père nel corso degli anni.


-"Prima o poi, questa tua attitudine al controllo di te stessa ti recherà un danno, Melì. Verrà il giorno in cui ti renderai conto che per ogni regola c'è almeno una deroga. Un'eccezione. "
Mi chiedo, talvolta, se non mi abbia celato certe sue doti da sensitivo.
Più probabilmente, la sua infinita intelligenza gli ha sempre consentito di vedere le cose da un punto di vista più ampio, e meno soffocato da quelle imposizioni che Maman ha inculcato in me, forse già con il latte materno.

Dopo Greenwood, dopo il crollo, mi ero data regole precise.
Con la guarigione, ed il recupero della mia integrità e del mio centro, quelle regole mi hanno portato a maturare quella che sembrava  la scelta più ovvia e naturale: la Shouye.
Mi avrebbe concesso di perseguire la conoscenza di cui sono affamata, di ottenere prestigio, accesso a contatti importanti, consolidamento della mia posizione sociale. Nuovi standard di vita, ancora più elevati di quelli che già comunque la mia famiglia mi avrebbe assicurato.
Mi avrebbe concesso l'Arte.
Mi avrebbe concesso tutto.

Dopo Greenwood, mi ero convinta che non sarebbe stato possibile per me credere ancora in determinate questioni, legate ai sentimenti.
Dopo Greenwood, mi ero creata nuove regole. 
Credevo di aver bandito l'Amore. Di poterlo tenere a bada attraverso escamotage puramente razionali. Di poterlo piegare alle mie esigenze e di poter avere il pieno controllo sui moti della mia anima.
Dopo Greenwood, avevo deciso che il principio de "seguire la corrente, senza combatterla", potesse valere per qualsiasi cosa. Tranne che per l'Amore.

Dopo Greenwood, credevo di aver chiuso ogni porta. Credevo...
Credevo molte cose.
Mi ero illusa di avere un pieno e totale controllo di me stessa, delle mie emozioni più profonde, delle mie reazioni.
Mi ero illusa di essere in grado di provare l'Amore incondizionato. Di poter rivolgere il mio cuore a tutti e nessuno, al 'Verse intero, guidandolo attraverso i vortici della corrente, senza permettergli di adagiarsi mai su uno scoglio in particolare.

Non è stato così.
Ed ora mi ritrovo a domandarmi: è stata davvero la scelta giusta? 
O è stata solo...Paura?




-I fidanzamenti ufficiali sono vietati, così come alcuna forma di legame di ogni tipo di origine o cultura che comporti unione sentimentale. L'intrattenere relazioni privilegiate è proibito, a maggior ragione se tenute in luogo pubblico o se esse dovessero diventare palesi, e la punizione è a discrezione della Casa.




Ci sono, in effetti, delle sfumature che non comprendo appieno.
Le regole sono chiare, di solito.
Se una cosa è "proibita", la è in tutte le sue accezioni. 
"A maggior ragione, se..." sottintende forse una certa  larghezza di vedute, o una certa tolleranza per quelle situazioni che si riescano a mantenere sotto controllo, al riparo dagli occhi indiscreti?
E' proibito, ma c'è la possibilità di aggirare la proibizione con il beneplacet di occhi chiusi da parte della Muqin, se certi eventi si tengono relegati ad una intimità che non deve e non può in alcun modo coinvolgere il 'Verse?
Esistono casi similari? Ci sono situazioni simili tra le altre accompagnatrici?
Oggi, Dhemetra, mi ha fatto quasi pensare che sì...ci sia qualcosa di simile.
O, comunque, che non sia io l'unica a trovarmi in questa situazione  ingarbugliata, dalla quale non è così semplice uscire, ed in cui non è affatto semplice districarsi.

Ho ben chiaro quello che voglio. Ho ben chiaro quello che provo.
Quello che ancora non ho ben chiaro, è quanto sarà alto il prezzo da pagare...perché se ho una certezza, è quella di non voler rinunciare a quanto mi è stato donato, in barba ad ogni regola del 'verse.











Aggiornamenti del Regolamento interno:
- Rapporti con l'Alleanza.

In data 14-05-2514 Dopo una seduta straordinaria della Casa di Horizon,
presieduta dalla Nuzi Leroux sono state modificate alcune
sezioni delle regole della Casa.
Si è stabilito che:
1) Nel caso un'accompagnatrice dovesse essere incriminata e subire una pena carceraria
 superiore ad un giorno di reclusione  verrebbe allontanata senza possibilità di reintegro dalla Shouye.

2)Nel caso un'Accompagnatrice dovesse essere incriminata e subire una pena carceraria di
un solo giorno di reclusione  o debba pagare una pena pecuniaria, rimarrà in sede con la possibilità di redimersi. Se dovesse riproporsi la medesima situazione una seconda volta, verrà allontanata senza possibilità di reintegro dalla Shouye.

3)Nel caso l'equipaggio della Nave sulla quale presta al propria attività un'accompagnatrice,
 venisse processato ed accusato di crimini contro le leggi dell'Alleanza con
 conseguente pena carceraria e pecuniaria,
la stessa accompagnatrice dovrà cessare immediatamente la propria collaborazione con tale equipaggio.
Questo vale anche nel caso  fossero dei singoli membri della nave in questione
 ad essere sottoposti ad inchiesta e ritenuti colpevoli.


Altre regole, altre situazioni. Ma tutto si connette, in una ragnatela spessa ed intricata.
Se già prima non avevo alcuna intenzione di rinunciare facilmente ai Phantom, adesso sono più che mai motivata nel cercare un modo per far funzionare le cose.
Motivazione che il discorso di Josephine nel pieno del Crazy Horse non ha fatto altro che aumentare a dismisura. Insieme al panico. Il timore di perdere tutto.


-Risolviamo tutto.


Due parole pronunciate nel calore di un abbraccio, al quale ormai non so più rinunciare.
Sono bastate a riportare la calma nel vortice emozionale che mi aveva colto.
Sono bastate a farmi sentire meglio, a placare il timore per Akurl, la preoccupazione per Zoya, lo sconforto per Dhemetra e Lydia.
Hanno placato il panico.


Sono bastate a farmi sentire protetta, sicura.


Altri pezzi di me e del mio controllo che si sgretolano di fronte alla semplice presenza di qualcuno che c'è, senza dire nulla se non quello che ho bisogno di sentire.
Che mi parla con gli occhi.
Che non chiede nulla, ma mi regala tutto. Ogni giorno.