martedì 12 giugno 2012

Liberté...et d'autres choses

 -Hall Point-


L'alloggio è silenzioso.
Lo spazio ci spia, complice, attraverso la vetrata oltre la quale si stendono infinite possibilità. In infinite combinazioni.
Osservo Jan che dorme. Mi perdo nell'ammirare i contorni del suo viso finalmente rilassato, almeno negli istanti che fanno da intermezzo tra un movimento e l'altro. Mi cullo nella regolarità del suo respiro. Chiudo gli occhi, mi crogiolo nella sua vicinanza. Nel calore del suo corpo accanto al mio.
Ci sono momenti in cui si agita nel sonno. A volte, mi basta tendere la mano, posarla sulla sua spalla, o sul petto, lì dove batte il cuore. Allora lo sento prendere un respiro diverso, e placarsi.
Non si sveglia, in quei momenti.  E io resto a guardarlo, domandandomi che cosa si cela nei suoi sogni.
Di quali fantasmi porti il peso, sulle spalle.


 Ci sono frammenti di ricordo che danzano nella mia mente. Flash di immagini che scorrono innanzi ai miei occhi chiusi.
Torno con il pensiero a riassaporare determinati momenti.
Momenti che ne hanno segnato, inequivocabilmente, altri.


Ricordo un parco. Un sentiero di mattoni gialli a sfidare il grigiore di Cap City. La tempesta furiosa. 
E Noi.




"Ma tu...cosa vuoi, tu?" 


La sua voce. Bassa, pacata, come sempre. I suoi occhi fissi su di me. Nessuna traccia della freddezza che mostra al resto del 'Verse.
Il vento rabbioso che urla la sua indignazione, sotto nuvole nere gravide di una pioggia in fermento costante. Mi frusta i capelli, strattona l'ombrello. Lo prende Lui, dalla mia mano.
Non ho un solo attimo di esitazione. Lo guardo negli occhi. Affondo nel ghiaccio sciolto.



"Voglio Te. ...Voglio la mia Libertà" 


La mia voce. Un sussurro che sfida il pesante ed incessante ticchettare della pioggia. L'ombra rossa dell'ombrello aperto a cupola sopra di noi. Gonfiato e strattonato dal vento umido di una tempesta che non è solo fuori, ma anche dentro di me.


"Prenditi la tua Libertà.  Baciami qui, adesso."


Parole pronunciate con calma scandita, ma che alle mie orecchie hanno un effetto fragoroso, più dei tuoni di quella tempesta che imperversa, sopra ed intorno a noi. 
Anime allacciate  alla ricerca di anonimato, in un piccolo parco dei sobborghi periferici di Cap. City.




L'ho sentito, dentro. Il suono roboante e perfetto dell'ultimo muro che crollava. Devastato, annientato  da un semplice invito. Una richiesta che avrei potuto ignorare. Una provocazione, forse?
L'invito a gustarsi un attimo di libertà breve quanto un piccolo respiro.
Altrettanto vitale.


Ubriaca, la Libertà.


Non mi è bastato, l'attimo. Ho voluto di più. Ho cercato di più.
E quando l'ombrello rosso è volato via, siamo rimasti solo noi.
Amanti allacciati in un bacio proibito, al centro della tempesta.


Ancora, la sua voce.


"Che sapore ha, per te, la Libertà?"
"...Il Tuo."


In quel preciso istante,  ho compreso con sconcertante chiarezza che cosa volevo.
In quel preciso istante, ho preso la mia decisione.
I confronti, i discorsi, le riflessioni che sono seguite avevano il solo scopo di cercare ulteriori conferme al di fuori di me. Ma dentro...dentro lo sapevo benissimo, che non c'era più alcuna via, differente da questa.


Una via che, prima di Jan, non avrei mai pensato di poter percorrere.
E come avrei potuto? Non sapevo della sua esistenza. Non era ancora giunto a stravolgermi la vita.
A dimostrarmi che ci sono cose di cui non mi immaginavo degna, forse. A dimostrarmi che il mio cuore è capace di Amare, e che può accettare di essere Amato.
Si è abbattuto su di me con la forza di uno Tzunami.  Ha sradicato le mie certezze. Ribaltato le mie convinzioni. Squarciato qualsiasi mia difesa .







"Che sapore ha, per te, la Libertà?"
"...Il Tuo."



E in nome di quella Libertà, ho lasciato la Shouye. Per il suo Amore, ho lasciato la Shouye.
Per la possibilità di un futuro insieme, ho lasciato la Shouye.
Perché lui merita tutta me stessa, e  nulla di meno. Ho lasciato la Shouye.



Sono trascorsi giorni, ormai. 
Malgrado la mia mente non possa dimenticare nulla, mi è ancora difficile mettere a fuoco i dettagli del mio dialogo con Josephine. Solo, ci sono particolari momenti che si riaffacciano alla coscienza, mentre cerco di non pensare al resto.

La sala da the. 
Seguo il consiglio di Donna, la invito per parlare noi due sole. Non penso al luogo. Non coscientemente. 
Voglio che sia fuori dalla Casa. Lontano dalle telecamere. Solo io e Lei.
Forse, dovrei pensare ad un luogo meno pubblico.
E' il mio inconscio che mi guida in una situazione potenzialmente meno pericolosa.
La metto in trappola? E' vero quanto mi dice, dopo? Intrappolata in un contesto nel quale non può reagire con la furia che vorrebbe? E' per questo, che ora  mi si dice di guardarmi le spalle da Lei?

Ci metto un po', a trovare il coraggio di parlarle. Di dirglielo apertamente.

"Mi sono innamorata". 

La mia voce. Dilaniata dai sensi di colpa di chi si era preso un impegno, nella totale incoscienza. 
E che si trova nell'impossibilità di portarlo a termine. Che ne ha perso ogni volontà.

E, di contro, le parole che non ti aspetti.

"Uh. Che bello! ....Sono felice per te!....Chi è? ..E accetta?" - (Che io faccia l'accompagnatrice.)

La guardo. Sorpresa. Spiazzata. Confusa. Non so cosa dire.
Le regole Shouye che mi rimbalzano in testa, come oscuri e letali presagi, in netta contrapposizione con la dolcezza che leggo nel suo sorriso. Innamorarsi è proibito. Mi dico. Le relazioni sono proibite, penso.

"Non ha mai chiesto niente. Sono io, che non ce la faccio. Non più."

La mia confessione.  La mia incapacità di aderire ad un progetto di vita già segnato.
In fondo, anche i preti, nella Terra-che-fu, avevano la possibilità di essere sciolti dai loro voti.
Perché non un' Accompagnatrice? Perché non ci viene riconosciuta la nostra natura di esseri umani?
Per quale motivo, comprendere ed accettare nuovi lati di sé, ed agire secondo un principio di correttezza che vorrebbe salvaguardare i princìpi inizialmente sposati ed in cui si credeva, deve essere visto come un atto sacrilego? Quasi eretico?

La guardo, e tutto cambia. La dolcezza sparisce dal suo volto. Resta la rabbia. Una furia mal trattenuta che le dardeggia negli occhi.

" Ti licenzi...per quel cafone."
Tra le tante cose che dice, forse questa è quella che mi irrita maggiormente. Un insulto gratuito. 
E per quale motivo? Temo di non averlo ancora compreso. 


Mi rendo conto, però, che solo dopo aver compreso la mia volontà di andarmene, è giunta la rabbia. Le recriminazioni. E ancora mi domando: sarebbe andato bene..mentire? E allora, le regole tanto importanti e tanto decantate...a cosa servono? Solo ad essere infrante?


"Lo sapevi fin dall'inizio, che sarebbe successo. Perché le regole ci spingono verso ciò che ci è proibito."


Nego. Con veemenza e convinzione.


"Non lo sapevo. No. ...Ho resistito a molto altro. ...Questo non potevo saperlo.  ...Mi ha travolto. Non riesco a combatterlo. Non voglio combatterlo. "
La guardo. Mi spaventa quello che vedo. 
"Non voglio tradire la Casa. Non voglio e non posso tradire Lui. Non voglio tradire me....Mi dispiace. Non sai quanto. "


Di tutto il resto, le parole più vivide sono scolpite sul granito della mia memoria, e posso vederle con nitida chiarezza. Lampeggiano come squarci oscuri nell'aria. La sua voce. Morbida, quasi. Ma quanto fosse sincera...ancora oggi me lo domando.




"...Posso capirti, in fondo. ....Mei Mei...ti voglio bene. E per questo non ti metto sul libro nero. Rimani ancora uno splendido fiore che ci renderà orgogliosi anche da fuori. Certo, a meno che non ti macchi anche tu..."


Io le ho creduto. 
Dentro di me...una parte di me vuole ancora credere che sia vero.  Che tutto il resto non sia altro che un terribile, grottesco malinteso.


Perché non posso, davvero, accettare il fatto che Josephine posa volere il mio male.
Non riesco a credere che, veramente, debba guardarmi anche da lei.
Non riesco a comprenderne il motivo. 
Forse..la Casa. Ma non lei.
Non riesco ad ascoltare quello che mi dicono, senza sentirmi lacerare, dentro.
Non riesco a guardare negli occhi di Jan, e leggere la sua paura. Paura per me. Paura per noi.


E non riesco a credere di essere così fortunata.
Perché ho Lui. Perché mi ama. Perché lo amo. Perché qualunque cosa succeda, questo nessuno potrà portarcelo via.


Perché abbiamo Amici. Che non ci hanno abbandonato. 
Come Quinn. Così meravigliosa. Akurl, più dolce che mai. Zoya.
Persone che comprendono, quanto valga la pena di lottare, per certe cose. 
Perchè l'Amore non ha prezzo. E vale qualsiasi prezzo. Qualsiasi scotto.


Per Brent. 
In barba a tutti quelli che mi hanno suggerito di non fidarmi di lui. Io mi fido. L'ho sempre fatto. Non me ne sono mai pentita. Qui, ad Hall Point, mi sento più sicura. 
E per quanto lui non voglia sentirselo dire...non finirò mai di ringraziarlo, per questo.


...per Jennifer. Insospettabile alleata.




Jan si agita, ancora, nel sonno. Mi chiedo se sogni la Pioggia di Sadrany.
Mi ha chiesto di andare con lui su Xanto. 


"C'è qualcosa di importante  che vuoi mostrarmi, laggiù?"
"Jan Dietrich. Prima di conoscere te."